Progetti, Scuola del Fare

Problem solving ai piedi della Città Alta di Bergamo: un commento alla seconda settimana del progetto Teen Not Neet

Si è conclusa venerdì la seconda settimana di scambio del progetto Teen Not Neet. Si rinforzano alcuni legami, si rinsalda la determinazione a lavorare insieme nonostante la diversità e le difficoltà che ne derivano, cresce la capacità di stare di fronte a un problema e ingegnarsi per risolverlo. Anche questa volta non si torna a casa tali e quali si era partiti.

La fatica di una relazione che si rinforza

Persone diverse provenienti da culture diverse: non sempre è facile che due persone costruiscano un ponte tra loro, specialmente quando alle differenze individuali si sommano quelle delle culture di provenienza. Abitudini, modi di fare diversi che ci possono portare a rigettare d’istinto la possibilità di una relazione. La volontà di stare in quella relazione e resistere all’istinto di gettare la spugna è però la prima pietra di un ponte che può unire. Così è stato anche per i ragazzi del progetto Teen Not Neet: hanno saputo metter da parte la voglia di rinchiudersi nel loro mondo e nelle loro abitudini e si sono aperti ai loro compagni provenienti da diverse parti d’Italia. Con fatica hanno così scoperto anche i lati positivi di chi stava loro davanti e gli “effetti collaterali” del proprio atteggiamento di chiusura.

Un problema, tante soluzioni

Durante la settimana i ragazzi hanno partecipato a un laboratorio, organizzato dall’associazione FabLab di Bergamo, durante il quale sono state lanciate loro diverse sfide, diversi problemi a cui dovevano trovare una soluzione.

Come evitare che un uovo lanciato da 5 metri di altezza si fracassi al suolo avendo a disposizione solo spaghetti, scotch, bottiglie e qualche rivista? C’è chi ha costruito una struttura di scotch e bottiglie, chi ha stracciato le riviste e fatto un grande cestino di carta appallottolata. Come fare in modo che un birillo resista all’impatto di una palla e resti in piedi utilizzando solo filo, scotch e bottigliette di plastica? C’è chi ha provato in tutti i modi a rinforzarlo e puntellarlo, chi invece ha pensato di usare un filo per appenderlo e stabilizzarlo.

In ognuna di queste sfide, solo apparentemente banali, i ragazzi avevano mezzi limitati e un problema da risolvere: di fronte alla limitatezza di ciò che si erano ritrovati tra le mani hanno messo in gioco la loro creatività e aperto diverse vie per giungere a diverse soluzioni, alcune più efficaci e geniali, altre meno. Un insegnamento da portarsi dietro anche per altri momenti della vita: dobbiamo fare il meglio che possiamo senza avere a disposizione i mezzi più potenti e di ultima generazione, ed è la nostra creatività ad aprirci nuove vie verso la soluzione dei problemi che ci troviamo davanti.

La testimonianza di chi qualche problema l’ha già affrontato

Parte di questo percorso che ha portato i ragazzi a riflettere sulla loro capacità di problem solving è stata anche la testimonianza dei dipendenti dell’azienda Tesmec, sponsor del progetto. Ognuno di loro ha raccontato alcuni dei problemi incontrati nel corso della loro carriera e indicato quali soluzioni avevano immaginato. Soprattutto però hanno anche sottolineato per i ragazzi quali erano state le attitudini personali che li avevano aiutati a stare di fronte al problema e a risolverlo: rallentare il proprio coinvolgimento emotivo nella situazione, raccogliere le opinioni dei colleghi, sintetizzarle in un percorso comunicato con chiarezza a tutto il team.

Laboratorio di Lego Serious Play: risolvere problemi divertendosi

Un’intera giornata è stata poi dedicata a un laboratorio svolto con la metodologia Lego Serious Play. Questo metodo, utilizzato anche per la formazione in ambito aziendale, permette ai partecipanti di lasciarsi andare e affrontare manualmente problemi che possono risultare intellettualmente complessi.

I ragazzi si sono così messi all’opera rappresentando dapprima con i mattoncini Lego un problema che stava loro particolarmente a cuore, poi costruendo piccoli modellini delle risorse interne ed esterne a cui potevano attingere per risolverlo e da ultimo immaginando un mondo e una vita in cui quel problema risultasse finalmente superato.

 

Si sono chiusi così questi giorni di fine luglio trascorsi a Bergamo. L’appuntamento per i ragazzi del progetto è ora fissato per la prima settimana di settembre a Como: ad aspettarli un contesto nuovo e tante opportunità di lavorare in gruppo e fare squadra!