Rassegna stampa

La Stampa – I Piccoli Principi del Rione Sanità

I Piccoli Principi del Rione Sanità Nell’ultimo romanzo di Cristina Zagaria le storie dei giovani che vivono nel quartiere di Napoli

FABIO DI TODARO

«Signori si nasce», era il refrain di Totò. Ma principi, nel quartiere Sanità che gli diede i natali, lo si può pure diventare. L’ascesa, «nel rione in cui la diversità diventa un valore aggiunto», per citare le parole di don Antonio Loffredo, non è una questione di galloni. Contano di più il cuore, i sogni e la capacità di guardare il mondo con gli occhi di un innamorato. Su un terreno di questo tipo, è il messaggio che emerge leggendo l’ultimo romanzo di Cristina Zagaria («I Piccoli Principi del Rione Sanità», 15 euro, Edizioni Piemme), possono sbocciare i fiori più belli. Come? Avendo il coraggio di cambiare le cose dal di dentro o partendo, come padre Loffredo fa fare ai suoi ragazzi. «Sant’Agostino diceva che il viaggio è il libro più importante della vita. E molti ragazzi della Sanità, dopo aver visto il resto d’Italia e le capitali europee, hanno capito che la loro città non aveva nulla di meno».

Piccoli principi tra le vie del rione Sanità

L’ultimo libro di Zagaria – nato da un’idea della Fondazione Riva, a cui per ogni copia venduta andrà un euro per sostenere le attività di contrasto al disagio sociale portate avanti alla Sanità – è un’opera di pancia e di cuore. A ispirare la scrittrice è stato un laboratorio di pittura vissuto accanto ai bambini del quartiere, durante i quali gli stessi hanno rappresentato le loro emozioni dopo aver letto «Il piccolo principe». Le loro storie, come quelle delle loro famiglie e degli educatori citati, sono tutte vere. Merito dell’autrice è stato quello di trasformare i disegni in romanzo, immaginando cosa sarebbe accaduto se il protagonista dell’opera di Antoine de Saint-Exupery fosse atterrato nel popoloso rione napoletano e non nel Sahara. Da qui la figura del protagonista, Uhuru, un profugo africano che durante il suo viaggio per la Svizzera transita dal quartiere a caccia di un luogo in cui trovare riparo.
Alla Sanità c’è una onlus che si occupa di fornire pasti caldi e posti letto ai senza tetto, ma l’«aviato’» trova il suo habitat nella piazza del quartiere. Il suo nido lo costruisce giorno dopo giorno nello stesso luogo in cui due anni fa fu ucciso Genny Cesarano. A rapire Uhuru però, oltre alla statua che ricorda la giovane vittima di camorra, sono i colori delle case, i profumi del cibo e soprattutto la voce dei bambini. «Dei loro diritti, Genny è il simbolo da proteggere, perché rappresenta la speranza che nasce dal dolore», afferma Zagaria, che venerdì 27 ottobre presenterà la sua ultima fatica a Milano, scortata da quaranta «criature» della Sanità: appuntamento alle 18,30 nella sede di Villa Necchi Campiglio, ingresso gratuito con prenotazione (segreteria@fondazioneriva.it).

Un romanzo vicino alla realtà

Uhuru, nel soggiorno nel popoloso quartiere napoletano, fa amicizia con una nidiata di bambini meno diversi da lui rispetto a quanto si possa pensare. «Vengo da lontano e loro parlano strano, ma il suono delle loro voci mi piace, sembra quello dei campanelli». Quelli che emergono sfogliando le pagine del romanzo, sono rapporti di amicizia intimi che prosperano in situazioni caratterizzate spesso di disagio, ma pure da grande ricchezza d’animo. L’autrice, nel raccontare il progressivo inserimento di Uhuru, conduce il lettore a spasso tra gli avamposti culturali del quartiere: le catacombe, il cimitero delle Fontanelle, i palazzi nobiliari, le chiese che spuntano quasi a ogni angolo, gli ipogei. Ma nel corso del racconto, c’è spazio pure per due dei migliori presidi gastronomici partenopei: la pizzeria «Concettina ai Tre Santi» e la pasticceria «Poppella». L’inclusione sociale, a queste latitudini, è un piacere. «Qui siamo gli ultimi, ma non ci sentiamo inferiori», racconta Don Loffredo, da cui è partito l’input di scegliere «un diverso tra i diversi» per il ruolo di aviatore. Uhuru è il protagonista di un libro che vale la pena di leggere, «perché raccontando le storie dei nostri piccoli monelli viene rappresentata l’apoteosi dell’amicizia». La sua storia è la testimonianza di come l’amore per i bambini rappresenti la leva più forte con cui cambiare il mondo. La realtà, passeggiando tra le vie della Sanità, non è poi così diversa da quella dal romanzo. Come sarebbe orgoglioso Totò, dei principi cresciuti tra i vicoli del suo cuore. Twitter @fabioditodaro