La Repubblica, Rassegna stampa

Sting e la chitarra fatta con il legno dei barconi: “Canto per i detenuti”

di Conchita Sannino

Il musicista da oggi a Napoli per onorare una vecchia promessa che lo porterà nel carcere di Secondigliano

Una star, un carcere e una chitarra speciale. Che da legno consunto si fa strumento di pace. Il divo Sting, 17 Grammy e cento milioni di dischi venduti da irresistibile golden boy del rock (a dispetto delle 72 primavere), arriva oggi a Napoli per un dono e una promessa che lo porterà – nelle prossime ore, con agenda rigorosamente riservata – a suonare per una causa sociale fin dentro il penitenziario di Secondigliano. Ma senza pubblico né concerto: niente febbre da evento, no lucro, no showbiz.

Il dono è lo strumento musicale che gli verrà offerto appena atterrerà sul golfo. Dopo i violini, quella chitarra è la prima ad essere fatta col fasciame dei barconi di Lampedusa, plasmata dalle mani delle persone detenute a Secondigliano con i maestri liutai, grazie a un progetto che si chiama Metamorfosi, nato in Casa dello Spirito e delle Arti e da un’idea di Arnoldo Mosca Mondadori che ha incrociato il dinamismo culturale del Rione Sanità. La promessa è quella che l’ex leader dei Police, complice sua moglie Trudie Styler, ha fatto una sera, a cena, a padre Antonio Loffredo.

L’ex parroco della Basilica gli raccontò delle iniziative in comune tra la Fondazione San Gennaro e gli amici milanesi. La formazione per chi sta in carcere. Il laboratorio sul legno. Poi i rosari, le ostie, con la collaborazione della Chiesa di Napoli. “Da quelle barche nascono strumenti? Funzionano? Va bene, li suono”, si impegnò mr Gordon Sumner, cavaliere della fu Regina, a costo zero euro. Ed eccolo. Domani giorno di prove, poi varcherà quei cancelli: tutto finisce in un video.

Un inno alla non violenza

Sting porta in carcere la riscrittura di Fragile, suo celebre pezzo su Ben Linder, inerme civile ucciso dai Contras in Nicaragua. Un inno alla non violenza, qui per chitarra e quattro archi, anche questi ultimi (tre violini e un violoncello) già realizzati a Milano da altre logore imbarcazioni. La sofferenza di chi sta in cella e quella di chi naufraga nel Mediterraneo. Ma le barche della morte ora celebrano la vita, la poesia.

“Sono grato a padre Antonio per averci fatto conoscere l’opera e il team di Arnoldo Mosca Mondadori – spiega Sting a Repubblica – Credo che gli strumenti creati dalla Fondazione siano una meravigliosa trasformazione del dolore di tanti, rappresentano la bellezza e la dignità insita in tutti gli esseri umani”.

Esecuzione intimista che girerà il mondo: perché a firmare il video in carcere c’è l’inossidabile Trudie, di casa dopo i 22 mesi in cui ha girato il film-documentario, Posso entrare? An ode to Naples, durante i quali ha incontrato dall’ultimo protagonista delle Quattro Giornate di Napoli ai giovani delle coop culturali. Con la regista, anche oggi l’inseparabile Lorenza, produzione Mad Entertainment (Nostalgia, Gatta Cenerentola), l’altro supporto su cui può contare Sting per la sua immersione tra i detenuti. Musica dentro, non fuori.

Un’altra possibilità

D’altro canto Metamorfosi, che è frutto della collaborazione col Viminale e col Dap, nasce per chi chiede un’altra possibilità: ha già ricevuto la benedizione di Papa Francesco, il riconoscimento del Presidente Mattarella. E Trudie, che con il marito ha sempre lanciato campagne e tour per sociale e sostenibilità, ha già scelto le location in mezzo al mare per un racconto che parla di rinascita e speranza. “Sono felice di tornare a Napoli – spiega Styler – città che ho imparato ad amare così profondamente negli ultimi due anni, per far luce su questo meraviglioso progetto”. Mosca Mondadori è maestro di sottrazione: “Devo un grazie di cuore a Sting e a sua moglie Trudie: con loro, attraverso Metamorfosi, cerchiamo di dare voce a chi oggi è scartato dalla società a causa di quella che Papa Francesco chiama la cultura dell’indifferenza”. Arnoldo è laico, Antonio un religioso: due fratelli al lavoro. “Resto sempre incantato ogni volta che gli artisti sposano le “fragilità” – ragiona Loffredo – Forse perché l’arte consente di dire senza ridondanze. E perché gli artisti possono inviare messaggi chiari, potenti senza doversi giustificare, semplicemente attraverso le vie della folgorazione, le vie senza tempo. Al Rione Sanità, nel frattempo, continuiamo a costruire connessioni e, qualche volta, ci capita pure di innescare circuiti virtuosi, come è accaduto con Trudie, Arnoldo e Sting”.