Progetti, Scuola del Fare

Tre anni di IeFP: riflessioni e lezioni apprese dal primo triennio della Scuola del Fare

Lunedì 7 novembre si è tenuto a Napoli, presso la Scuola del Fare Giulia Civita Franceschi, un seminario, presieduto da Marco Rossi-Doria, in cui formatori ed educatori hanno avuto occasione di raccontare la loro esperienza di questi primi tre anni. Dopo di loro sono intervenuti  esperti di settore con consigli utili per continuare a crescere in futuro.

Vocazione formativa ed educativa: le due anime della scuola in costante dialogo tra loro

Durante la mattinata hanno preso la parola sia insegnanti che educatori, che rappresentano le due anime della scuola in costante dialogo tra loro. Da una parte docenti e formatori, a cui spetta il compito di appassionare i ragazzi alle discipline culturali e di settore, dando loro gli strumenti per diventare lavoratori professionali e cittadini consapevoli. Dall’altra gli educatori, incaricati di seguire la crescita umana dei ragazzi curando con maggior attenzione anche gli aspetti che toccano più la loro sfera personale e meno quella dell’apprendimento in senso stretto. La composizione armonica di questi due fattori, formativo ed educativo, è stata identificata successivamente dagli stessi esperti come determinante per i successi ottenuti dalla scuola nel riportare i ragazzi all’interno del sistema scolastico e lavorativo.

Una pluralità di approcci educativi

Non sono mancate nel corso degli anni discussioni e confronti sui metodi educativi da adottare: ciò che emerge dal convegno è che un loro saggio mix è stato alla base del successo ottenuto con i ragazzi del primo triennio. A volte è stata necessaria una stretta e una maggior disciplina, altre si è reso necessario rilanciare e offrire altre opportunità anche di fronte a fallimenti e insuccessi.

Tale pluralità di approcci educativi non si è manifestata solo nel metodo, ma anche negli strumenti utilizzati: libri, robot educativi, viaggi, percorsi di alternanza scuola-lavoro, simulazioni di incarichi aziendali.

La varietà di approcci è stata quindi un fattore chiave, che ha permesso di personalizzare i percorsi per i singoli ragazzi nei diversi momenti della crescita, sostenendoli con la modalità a loro più indicata in quel preciso momento.