Rassegna stampa

LaStampa.it – Il lumbard che porta a Milano i ragazzini del rione Sanità

di Chiara Beria Di Argentine

Cosa accadrebbe se l’aviatore de «Il Piccolo Principe» invece che nel deserto del Sahara atterrasse al rione Sanità, uno dei quartieri più ricchi di storia e arte ma anche più problematici di Napoli? Guidati dagli educatori di tre associazioni di volontariato – Casa dei Cristallini, Punto Luce Diffuso, Il grillo Parlante – tra le tante iniziative sociali e culturali nate nel rione in questi anni grazie a don Antonio Loffredo, carismatico e travolgente parroco della Sanità, per due anni un centinaio di ragazzini hanno letto e discusso il libro di Antoine de Saint-Exupéry disegnando le loro emozioni, preoccupazioni, paure. «Il materiale raccolto è stato di una tale qualità che abbiamo deciso di utilizzarlo non solo per una mostra ma per un libro», dice Antonio Riva, l’imprenditore milanese presidente della Fondazione Alberto e Franca Riva Onlus che ha sostenuto il lavoro dei ragazzini napoletani.

A tessere la trama per il libro è stata chiamata la giornalista-scrittrice Cristina Zagaria che partecipando alcuni mesi al laboratorio di pittura ha immaginato con i ragazzi la storia dell’aviatore di nome Uhuru, un giovane africano di passaggio a Napoli sulla strada per la Svizzera, che incontrando nei vicoli Rosa, Mister Prosciutto, Iomiscoccio (nomi inventati, storie vere) scopre il rione Sanità, un pianeta dove convivono realtà drammatiche con la bellezza di persone che generosità e passione stanno costruendo un altro futuro, un’altra Napoli. Risultato: «I Piccoli Principi del Rione Sanità» (Piemme, 1 euro a copia è devoluto alla Fondazione Riva per finanziare altri progetti sui giovani) che ha come protagonisti i monelli della Sanità.

Due finora le presentazioni del libro alla Reggia di Capodimonte su invito del direttore, Sylvain Bellenger e a Milano, a villa Necchi. «Abbiamo portato 40 ragazzini a Milano. È stato il loro primo viaggio fuori Napoli. Erano entusiasti», narra Riva che per seguire i vari progetti sotto il Vesuvio della Fondazione circa tre volte al mese fa il viaggio inverso da Milano a Napoli. «Padre Loffredo ama ricordare che l’amicizia fra Nord e Sud risale addirittura al rapporto tra san Severo vescovo di Napoli e sant’Ambrogio. Secoli dopo è stato il lumbard Riva dopo aver visto un servizio in tv sull’orchestra dei ragazzini «Sanitansambl» creata dal parroco ad andare a Napoli per conoscerlo. Famiglia di solidi imprenditori, proprietari fino a pochi anni fa di due belle aziende, i fratelli Riva, Giorgio, il maggiore è sacerdote, la sorella Elisabetta e Antonio volevano dar vita a una Fondazione in ricordo dei loro genitori, Alberto e Franca. «Loro sono sempre stati sensibili al sociale; hanno fatto tanto bene senza raccontarlo».

Con la missione di contrastare il disagio sociale nel 2013 nasce la Fondazione Riva (nel cda con i 3 fratelli siedono a rotazione i 6 figli di Antonio ed Elisabetta); al comitato scientifico aderiscono 15 loro amici, tutti imprenditori o manager. «Il nostro obiettivo è favorire nel Terzo settore un approccio imprenditoriale portando le nostre competenze organizzative. Non ci interessa mettere delle nostre bandierine ma esaltare e quanto serve coordinare le tante esperienze straordinarie che già esistono», spiega Antonio impegnato nel non profit a tempo pieno. «Mia moglie Giovanna dice che lavoro più di quando da imprenditore m’occupavo delle nostre aziende».

Ma con che soldi avete iniziato? Risponde: «Giorgio non vuole nulla per sé, neanche un maglione, ha messo la sua parte di patrimonio». Tutto il resto, sono i tanti progetti, dai B&b gestiti da ragazzi strappati alle insidie dei vicoli napoletani agli orti negli ospedali in Uganda, che la Fondazione Riva sostiene. Quello dei Piccoli Principi della Sanità è solo il più tenero e romantico.